Costo dei materiali e inflazione: un 2023 in salita per il comparto costruzioni UE

Costi e inflazione in aumento, difficoltà a trovare manodopera specializzata e mancanza d’interventi significativi dei governi, segnano il settore delle costruzioni in tutta Europa. E il futuro si prospetta in salita.

 È stato un 2022 intenso per gli investimenti in Italia e nel resto dell’Europa: la crisi energetica, acuita dal conflitto russo – ucraino; la stretta monetaria per ridurre l’inflazione, che a dicembre era a 9,2% in UE e 12,3% in Italia e lo spostamento della spesa previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha portato ad una diminuzione degli investimenti. Il settore delle costruzioni, volano della ripresa post pandemia, dopo una crescita a doppia cifra nel 2022, si è fermato a un +2,2% nel 2023.

Un segno sempre positivo ma il calo è stato importante e le previsioni per il futuro indicano dati ancora in discesa.

Un insieme di fattori che, nonostante la chiusura con segno positivo, ha fatto registrare ben otto mesi dello scorso anno con una contrazione di tutto il reparto costruzioni nell’Eurozona. A confermare questa crisi, uno studio del Financial Times che fa riferimento ad un’indagine di S&P Global Market rivolta a 650 imprese di costruzioni in Europa. Ad incidere in maniera negativa sull’intero comparto sarebbe principalmente l’aumento dei prezzi delle materie prime.

Un calo costante

I dati raccolti dallo studio mostrano un calo costante delle attività che coinvolge le economie dei maggiori Paesi europei: Italia, Francia e Germania, soprattutto. È infatti, emerso che l’attività edilizia è diminuita ad un ritmo più veloce di quello registrato nel marzo del 2013, fino ad oggi il periodo peggiore.

La voce più pesante che fa presagire un anno intenso per il settore edile è quella del costo delle materie prime. Il caro materiali ed il caro energia continuano infatti, a pesare sulle imprese che a loro volta non hanno però la possibilità di girare i rincari ai futuri acquirenti. C’è anche un’altra voce importante: la mancanza di manodopera specializzata. E in più c’è l’impellente esigenza di aumentare il patrimonio costruito, per incrementare la qualità degli edifici riducendo così i costi delle famiglie ed anche, cosa non da poco, adeguarsi alle sempre più stringenti direttive europee in materia di costruzioni.

Proprio l’efficientamento del patrimonio potrebbe essere la chiave di svolta per il comparto edile in questo 2023. Il problema è che finora nessun è intervenuto in modo adeguato. In Germania, i nuovi ordini di costruzioni di case hanno registrato un calo del 14% rispetto all’anno precedente. E le cose non vanno meglio in Francia o in Italia, dove l’ANCE da tempo, chiede un intervento adeguato per aiutare le imprese.

Norme comuni

Servono norme stabili e comuni. È questo che emerge dallo studio. Ciò che accomuna i paesi europei è proprio la richiesta di armonizzare i regolamenti edilizi garantendo incentivi stabili che favoriscano interventi di riqualificazione e di conseguenza facciano bene all’economia. Il settore edile si appresta quindi ad entrare in un nuovo ciclo: la sua produttività sarà costretta a cambiare per garantirsi un futuro.